Alla fine è uscito Luciano, molti se lo aspettavano, altri no.
Era dato comunque tra i favoriti nella maratona di indiscrezioni di ieri.
Ho seguito la vicenda con l'occhio per fortuna distaccato dell'universitario, ma posto due possibili traduzioni della versione di quest'anno a beneficio di chi vuole controllare.
Le traduzioni sono proposte da milano.blogosfere.it.
PRIMA TRADUZIONE:
"Ecco dunque come deve essere secondo me lo storico:impavido, incorruttibile, libero, amico della verità e della parola schietta, uno che-come diceva quel comico-dice pane al pane e vino al vino, uno che mai per amicizia o per odio è indotto a concedere o negare, a commiserare o vergognarsi o disperzzare; giudice equanime, benevolo con tutti mai fino al punto di concedere ad una parte più di quanto mariti, che nn ha patria quando scrive nè città, nè sovrano; uno che nn sta a chiedersi cosa ne penserà il tale o il tal'altro, ma riferisce quello che è accaduto.Fu Tucidide a legiferare tutto questo, fu lui che distinse vitù e vizio nella storigrafia, vedendo che erodoto era ammirato a tal punto che i suoi libri vebivano addirittura chiamati muse. Dice infatti di scrivere qualcosa che resti per sempre anzichè per la gara del momento; dice di non apprezzare l'elemento favoloso ma di lasciare ai posteri un veridico racconto di quel che effettivamente accade. E introduce la considerazione dell'utile, di ciò che qualunque uomo da senno può indicare come fine dell'opera storica:che cioè come dice se si ripresenatassero situazioni simili ci si potrà giovare del racconto storico proprio nell'azione contingente."
SECONDA TRADUZIONE:
"Così dunque deve essere per me lo storico: impavido, incorruttibile, libero, amoci della franchezza e della verità, e come dice il cominco, capace di chiamare i fichi, fichi, e la barca, barca, di non risparmiare o concedere nulla per odio o per amicizia; non deve avere riguardo, pietà, vergogna, o paura;sia un giudice imparziale, benevolo verso tutti ma non al punto di concedere a nessuno più di quel che gli è dovuto; nelle proprie opere deve essere straniero, senza patria, indipendente da ogni potere, uno ch enon calcola che cosa ne penserà l'uno o l'altro ma che racconta i fatti così come sono accaduti. Tucidide per esempio stabilì con precisione queste norme e distinse pregi e difetti dello storico, vedendo che Erodoto era oggetto di grandissima ammirazione tanto che i suoi libri erano chiamati con il nome delle Muse; egli infatti dice che le sue storie sono un possesso per l'eternità più che un'opera che possa piacere per il presente e non si basa su racconti fantastici ma consegna ai posteri la verità sull'accaduto; introduce anche il concetto di utilità e di quello che una persona assennata potrebbe immaginare sia il fine della storia: cioè che, se capitassero ancora fatti simili a quelli passati, gli uomini, dice Tucidide, guardando alle cose scritte un tempo, possano servirsene per affrontare la situazione del momento."
Nei prossimi giorni andrò comunque a cercare la parte del testo corrispondente per una traduzione più accurata (e perché no, magari riprendere in mano il dizionario e testarne "manu" la difficoltà).
giovedì 19 giugno 2008
Versione di maturità 2008
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