sabato 22 settembre 2007

Veltroni: ennesima vergogna di una sinistra che non c'é più


Riporto questo articolo dell'Unità perché mi fa veramente vomitare.
Tanto vale che il PD sieda in europa nei banchi del PPE perché sicuramente il PSE farà entrare Sarkozy prima di loro.


Torna alla ribalta l’articolo 18. Sì, quello che nel 2002 aveva chiamato 3 milioni di lavoratori al Circo Massimo, quello dei tempi d’oro di Sergio Cofferati come segretario della Cgil. A rispolverare quello che sembrava ormai un capitolo chiuso negli armadi della concertazione, sono l'ex ministro Tiziano Treu e l'economista Tito Boeri. Secondo l’ex ministro del Lavoro ora presidente della Commissione Lavoro al senato e lo stimato economista, la trovata potrebbe servire a creare un «contratto leggero per inserire i giovani al lavoro». Un contratto leggero, appunto. Dove l'art.18 – che tutela il lavoratore dal licenziamento senza giusta causa nelle imprese con più di 15 dipendenti - sarebbe esclusa per i primi tre anni di lavoro. «Un contratto unico a tempo indeterminato – spiega Boeri – che preveda tre fasi: una prima, con un periodo di prova più lungo rispetto all'attuale, e una seconda di inserimento con tutele via via crescenti, fino ad arrivare a quelle attuali».

A far balzare in prima pagina l’idea, è il candidato alla segreteria del Pd, Walter Veltroni. «È una proposta suggestiva», ha detto il sindaco di Roma, candidato alla segreteria del Pd, che ha invitato le parti sociali a discuterne «a partire dal protocollo sul welfare che spero che venga approvato dal referendum». Per Veltroni ciò che è suggestivo è «l'idea di dire al giovane che entra nel mondo del lavoro con un contratto a tempo indeterminato», un traguardo che sarebbe comunque da conquistare dopo i primi tre anni di flessibilità. «Nulla è scontato», spiega Veltroni, e questa forma contrattuale promuoverebbe tra i giovani l’idea che «una volta che ti vengono date le possibilità ci devi mettere del tuo per riuscire».

I sindacati hanno già risposto a questa singolare offerta di “patto generazionale”. Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, definisce la questione «chiacchiere inconcludenti», e per i giovani propone una strada opposta, che è quella di «aumentare gli stipendi ed allargare le tutele proprio per chi è più flessibile», mentre la proposta Treu-Boeri «non ha alcun senso» per il presidente dell'Ires-Cgil, Agostino Megale.

Anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano rifugge ogni legame con l’idea di Treu e Boeri, perché non ci tiene ad essere ricordato come «il ministro che riapre la discussione sull'articolo 18». Nemmeno la Confindustria sembra entusiasta perché «il problema da affrontare – ha spiegato il vicepresidente Alberto Bombassei – non è la precarietà, ma la mancanza di investimenti, soprattutto di imprese straniere in Italia, e il ricorso di aziende italiane alla delocalizzazione».

Sul fronte politico, ad oggi, oltre a Veltroni, l’unico che trova «molto interessante» l’idea del contratto unico è il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Mentre la revisione dell’articolo 18 diventa un’altra delle questioni dirimenti tra Veltroni e l’altra candidata al vertice del Partito Democratico, Rosy Bindi: «È singolare che Veltroni riapra la questione dell'articolo 18 adesso – spiega la Bindi - Non bisogna preoccuparsi di come si perde il lavoro, ma di come si trova». Parla di «svolta a destra» il segretario del Pdci Oliviero Diliberto: «Non possiamo discuterne, non iniziamo nemmeno – commenta – Chi propone il contratto unico di lavoro vuole far cadere il governo». Rincara la dose Tiiti Di Salvo, capogruppo di Sinistra Democratica alla Camera: «Questa riproposizione di ostilità sull'articolo 18 rilegittima e sembra introiettare il rapporto tra il licenziamento senza motivo e occupazione. La proposta – conclude la Di Salvo – sconcerta in sé e per i consensi che raccoglie: sorprendentemente sia la proposta che i consensi arrivano dal Partito Democratico».

Treu e Boeri sono i «neofiti della precarizzazione»: li bolla così il segretario del Prc Franco Giordano, che rievoca la rivolta dei giovani francesi sul Cpe, il contratto di primo impiego e invita Veltroni a «rinfrescare la memoria». Dal canto suo, il sindaco di Roma rinnova il suo impegno a «recuperare il rapporto con i giovani senza aprire conflitti», mentre Treu rivendica il suo progetto e ricorda che anche oggi i giovani «privi di tutele anche contro il licenziamento».

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5 commenti:

  1. Silvio, da te, non essendo una persona pressapochista nè qualinquista, mi sarei aspettato pià che una crita al limite dell'offesa, una riflessione articolata che motivasse la tua contrareità alla propsta.
    Con ciò non voglio dire che sono d'accordo con la proposta, ma con il suo spirito.
    Mi spiego:
    è un dato di fatto che un minimo di elasticità o precarietà sul mondo del lavoro sia necessaria, è ovvio che le aziende ne hanno bisogno con moderazione, è giusto che sia prevista dalla legge.
    Sappiamo in oltre che in Italia non basterebbe eliminare in tronco il lavoro precario per eliminare il fenomeno (anzi, si amplificherebbe con l'uso del lavoro in nero).
    Il lavoro precario deve essere regolamentato.
    Ma, una volta fatto ciò bisogna rendere appetibile il lavoro a tempo indeterminato per l'aziena (non rendere svantaggioso il lavoro prevario!!!).
    Uno dei problemi in cui le aziende incorrono è la paura di assumere data la difficoltà a licenziare, anche in casi gravi, quali il furto 8te lo dico con conoscenza di casua). Per risolvere questo problema potrebbe essere una soluzione la propsta di Treu:
    tu azzienda assumi e il lavoratore acquisisce i suoi diritti lentamente, ma tu, all'inizio hai i vantaggi del alvoro a tempo determinato, per cui per te non c'è rischio alcuno nell'assumere; inoltre, quante sono le azinde che licenzieranno, dopo tre anni, un lavoratore capace che ha anche acquisito delle competenze ulteriori?
    Spero di essere stato chiaro!!

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  2. Quante sono le aziende? Chissà come mai a mio cugino é successo proprio quello che tu reputi impossibile, dopo 3 anni in cui ha "acquisito le capacità" come hai candidamente detto tu é stato lasciato a casa.
    Questa NON é flessibilità, smettiamola di sparare cazzate, questo é PRECARIATO e se non viene limitato al più presto solo i figli di papà e i raccomandati avranno un lavoro fisso in questo dannato Paese!
    Inutile tirare fuori frasi retoriche del tipo "ci vuole un minimo di elasticità" o che "il problema non si risolve eliminando tutto il lavoro precario".
    Non bisogna abolire la flessibilità ma bisogna farla diventare flessibilità.
    Io voglio andare a fare l'insegnante e so già che, con molta probabilità, mi farò 13 o 14 anni di "flessibilità", se non ho fortuna (e ce ne vuole molta per non farli). Qui si parla anche dell'azienda Stato e non solo delle aziende private.
    Su una cosa ha ragione Beppe Grillo: i precari dovrebbero essere pagati di più perché hanno trenta possibilità in più di essere licenziati.
    Segnalo questi link da leggersi molto attentamente sulle soluzioni di altri Paesi come la Spagna: http://www.denaro.it/go/a/_articolo.qws?recID=242271
    e sulla proposta della politica italiana: http://www.aprileonline.info/1709/un-ddl-contro-il-lavoro-precario

    Detto questo, buona lettura.

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  3. Chiedo scusa, segnalo il secondo link del precedente commento che é venuto tronco:
    http://www.aprileonline.info/1709/un-ddl-contro-il-lavoro-precario

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  4. PS. la proposta di Treu che piace tanto a Veltroni é perfettamente fattibile, ma solo da parte di un Partito di destra.

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  5. Dico che la precarietà, come la definisci tu, va regolamentata.
    Non si può eliminare.
    Pensi che se si imponesse il lavoro a tempo indeterminato tutte le aziende seguirebbero questo schema o comincerebbero ad assumere in nero che, come tu ben sai è molto peggio dei contratti atipici.
    Non dico, inoltre, che la proposta di Treu sia giusta, ma che bisogna mettere in discussione le tutele dei lavoratori che, giuste, hanno quasi raggiunto il colmo.
    Non sto parlando in astratto, hai presente Calandra? Dopo che TRE scuole lo hanno buttato fuori, per andare via dal Bagatta lo hanno dovuto promuovere, anche se in età da pensione, perchè era impossibile licenziarlo.
    Oltre a Calandra, pensa quanti insegnanti incapaci abbiamo al Bagatta, e questi sono coloro che educheranno le generazioni future e non possono essere licenziati?
    E' un dato di fatto che il nostro sistema lavorativo non funziona, che ci sono delle storture di ipper protezione di chi ha un posto fisso e di sfruttamento dei giovani.
    Ribadisco il concetto: le aziende hanno paura ad assumere, perchè poi non si può più licenziare neanche in casi scandalosi.
    Inoltre, non bisogna pensare che aiutare anche le azienda (senza però danneggiare i lavoratori) sia una mosso di destra; la destra appoggia gli speculatori, gli arrivisti, l'azienda produce ricchezza e posti di lavoro, è giusto, quindi aiutarle un minimo.
    La situazione economica italiana non può reggere il nostro stile di vita, per cui o prendiamo decisioni coraggiose per riparmiare col fine di investire e coprire il debito (le scelte coraggiose non sono quelle Veltroniane, che di coraggioso c'ha poco). Hao presente Zapatero, Blair, Clinton e Merker? Hanno tutti cambiato lo stato senza dimenticarsi dei cittadini con coraggio anche sfidando l'impopolarità!!
    Tornando al discorso iniziale, la sicurezza sul lavoro non si da impedendo alle aziende di assumere, ma di fornendo continue possibilità di riqualificazione, seri sussidi di disoccupazione temporanei, offerte di lavoro nel pubblico impiego per i disoccupati con la perdita del sussidio in caso di rifiuto di tale lavoro (che deve essere dignitoso con una paga dignitosa superiore al sussidio), lotta al lavoro nero, verifica dell'aplicazione delle leggi sulla mobilitazione sociale e creazione di un sistema economico talmente dinamico che non sia mai troppo tardi per trovare un nuovo lavoro.

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